RITORNO A CASA
Giulia Acquistapace
Secondo Livello – Corso Adulti
Il sole quasi autunnale rifletteva i suoi tiepidi raggi sui tetti ingrigiti della zona adiacente a Monte Mario, specchiandosi nel placido Tevere che, alla stregua di un nastro argentato, attraversava da millenni, imperturbabile, la città eterna.
Omobono se ne stava allungato sulla panchina proprio nel parco, sull’altura adiacente a casa, a rimuginare.
Il lavoro era stato particolarmente stressante negli ultimi giorni e le recenti ricerche l’avevano assorbito persino nei giorni di festa, costringendolo in centrale attaccato al computer, a sfinirsi la vista fra elenchi interminabili. Spesso si trattava di centinaia di opere di collezioni private, talvolta di nomi e cognomi di compratori e venditori ad aste. Qualche volta diventava un vero e proprio rebus il confronto di dettagli per scoprire le fini differenze fra falsi e autentici.
Insomma, da quando era arrivato a Roma il suo compito era stato uno soltanto, in cui ormai era diventato il numero uno: il recupero di opere d’arte rubate.
In Polizia era uno dei più giovani addetti ai lavori: senza moglie e figli a cui badare, senza genitori da cui recarsi la domenica a pranzo, Omobono era stato scelto da subito dal Comandante per quel compito delicato, nonostante il ragazzo avesse storto in naso e opposto una tacita resistenza passiva per i primi tempi: si riteneva un tipo d’azione e l’idea di passare ore ed ore fra quattro mura, fossero musei e collezioni oppure l’ufficio, lo disturbava non poco.
Finché un bel giorno non s’era innamorato: un mezzo busto di marmo, probabilmente una Cerere,
trafugato durante il trasporto fra il laboratorio di restauro sulla Nomentana e la residenza del ricco proprietario in una traversa di Via del Corso. Quando aveva raccolto la denuncia e aveva visto la foto, era rimasto affascinato dalla dolcezza del volto della dea, dalla severa armonia del gesto che stava compiendo, allungando le braccia verso lo spettatore, porgendo un cesto pieno di spighe ormai perduto.
Indipendentemente dal valore monetario, comprendeva quanto l’immagine potesse significare per il proprietario, la cui famiglia la possedeva da generazioni.
Si era buttato anima e corpo nella ricerca, prima nello studio della simbologia, poi sulle tracce di presunti ladri.
Ci aveva dedicato mesi e mesi.
Finché ecco, un bel giorno di autunno, pochi prima di concedersi un pomeriggio al parco, ce l’aveva fatta.
Avevano organizzato la perquisizione, quindi il blitz e l’opera d’arte era tornata ad ornare la casa dei proprietari, i quali, entusiasti, avevano persino fatto pubblicare un ringraziamento speciale nel
“Corriere della Sera” del sabato successivo lodando l’abilità del dottor Omobono Bodini, proprio lui, nel riconsegnare alla loro galleria e al pubblico una statua di tale importanza.
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