Giovane autrice, Angelica F. la regina del rosa

Vi consiglio questo romanzo; La regina del rosa di Angelica F.

Sembra finalmente che il padre torni a casa. Anne Louise vuol chiedergli se, come dicono, lui sia davvero, un narcotrafficante.

Nel suo bunker rosa alla vaniglia, comincia una giornata interminabile che cambierà per sempre la vita di Anne Louise: dalla prima mestruazione, alla scoperta che il fratello si droga, …alle prime minacciose ombre che si addensano sulla famiglia…

All’alba del giorno dopo, nulla sarà più come prima: nella casa in penombra, per Anne Louise la scoperta della tragedia…

…e il padre in effetti ritornerà …ma sarà per strappare alla sua terra Anne Louise, nasconderla e abbandonarla in un paesino tra i monti, presso la tessitura di una vecchia zia…

Dalla tavoletta del water “di un azzurro molto scuro” che “richiamava il profondo del mare in inverno, quando l’acqua sentiva di ghiaccio”, all’acqua “del rubinetto gelida e amara”…

Le sensazioni esplodono vivide sotto gli occhi e i polpastrelli di Anne Louise, dotata dei sensi esaltati della giovinezza.

Tragedie immani, a partire da quella di essere figlia di un boss… incombono indistinte…

Il diario di una fuga… di un’adolescente che non vuole arrendersi mai e che resta concentrata sulla sensazione del vivere: dal profumo del pane al sapore del sangue.

Un estratto:

Dal capitolo III:

«Passarono un paio d’ore.

Ero rimasta in camera, accucciata nella penombra, ai piedi del letto, la testa abbandonata indietro appoggiata al materasso, gli occhi chiusi per evitare l’invasione del rosa e la mente concentrata ad assorbire, dalle cuffie del walkman, il ritmo di un pianista irrequieto.

Ero in ogni modo riuscita a liberare la mente dai pensieri che mi assillavano senza un attimo di tregua.

La melodia terminò ed il “click” plastico del walkman, segnò l’arresto della cassetta.

Un rintocco metallico risuonò ampio in tutta la cittadina marittima, dal punto più alto del campanile della parrocchia: erano le tredici e non avevo ancora pranzato.

Quel rintocco mi distolse da un mondo astratto, privo d’ogni cosa, che solo una mente disperata e stanca poteva raggiungere.

Ci si stacca completamente, ci si abbandona totalmente: il respiro si placa, i battiti del cuore rallentano, la mente non è più presente.

Le emozioni muoiono ed il corpo diventa un individuo privo di distinzione.

Poi, la schiusa delle palpebre, il tuffo di luce che bagna la mente irraggiandola e che ti fa osservare le immagini non più virtuali ma bensì concretizzandole, facendole diventare parte di te; l’ingoio della saliva rimasta ferma tra gli interstizi dei denti.

La musica del corpo è il battito del cuore.

Il moto del corpo è l’espansione involontaria entro il petto: la dilatazione polmonare aumenta, l’ossigeno entra, lo shock passivo del distacco guarisce, ritorni te stesso.

Avevo capito che dovevo essere felice, che dovevo trovare il bello anche nelle cose maledette, dovevo resistere, non dovevo perdermi d’animo, dovevo evitare il passato.

Dovevo tagliare, ero costretta a rimanere.

Con entrambe le mani sfilai le cuffie, posai il walkman sul letto alle mie spalle e mi alzai.»

Angelica F., 18 anni, vive in un’azienda agricola del cremasco.Questo è il suo primo trascinante romanzo edito Mamma editore.

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