LA CASA DEI MISTERI di Adriana Lirathni (racconti dei corsi on line)

LA CASA DEI MISTERI di Adriana Lirathni

Corso bambini – Primo Livello

Eravamo andati in gita scolastica due settimane in Francia, a Parigi, accompagnati da quattro professoresse.

Durante il soggiorno a Parigi, le accompagnatrici ci avevano chiesto quale posto volevamo visitare per cinque giorni e ci proposero vari luoghi: una stramaggioranza, me compresa, votò per Mont-Saint Michel. Così, due giorni dopo il nostro arrivo a Parigi, ci accalcammo di nuovo in un treno piccolo, sporco e puzzolente!

Il treno arrivò a destinazione verso l’una e dopo aver mangiato a sazietà io, Elena, Nicholas ed un altro ragazzo di nome Nicholas soprannominato Rosa di Vento, ci divertimmo un mondo tra schizzi, nuotate e corse sulla spiaggia.

Verso le sei l’aria incominciò a farsi più fredda e la nebbia si faceva via, via più fitta, allora le professoresse ci imposero di vestirci ed asciugarci in fretta, per poi inoltrarci nel cuore della città ed entrare nella hall dell’albergo.

Lì, ci comunicarono che quattro di noi sarebbero dovuti andare a dormire a Mont-Saint Michel accompagnati da due docenti, perché nell’albergo non c’erano più posti: nessuno ci voleva andare, insomma ,quel posto incuteva un certo terrore, poi a quell’ora e con la nebbia…

Alla fine però, Nicholas e Rosa di Vento alzarono la mano, subito dopo si aggiunse la mano di Elena, e, come una reazione a catena, senza che io volessi, si era alzata anche la mia…(in fondo la cosa non mi dispiaceva:noi quattro avevamo passato tutto il pomeriggio a giocare ed eravamo stati bene insieme).

Aspettammo l’alta marea fino alle 19.00; quando arrivò, una barchetta ci venne a prendere, ai remi c’era un vecchietto magro, piuttosto alto, con degli occhialini calcati sul naso e i capelli ricciolini e bianchi; vi salimmo e dopo una mezz’oretta arrivammo a Mont- Saint Michel.

Il vecchietto ci fece da guida tra strette stradine fino ad un’ enorme dimora, poi accompagnò i due docenti per altre stradine, mentre una cameriera aprì la porta della grande casa e ci condusse nelle nostre stanze, che erano linde e pulite, ma incredibilmente tristi, proprio come la villa.

Io ed Elena dormivamo nella stessa stanza, su di un letto a castello e avevamo il bagno in comune, lo stesso era per i maschi, ci facemmo una doccia ed indossammo i pigiami, i calzini e le pantofole, ci lavammo i denti e raccogliemmo i nostri capelli, io in una lunga treccia ed Elena in due simpatici codini.

Ci mettemmo a letto, ma visto che non riuscivamo a prendere sonno, sistemammo le nostre cose e ci sedemmo su alcune sedie: guardandoci negli occhi capimmo che tutte e due avevamo una fame da lupi ed eravamo più sveglie di un gufo di notte, così indossammo le felpe, prendemmo le pile elettriche e uscimmo dalla stanza.

Dalla parte opposta del corridoio c’era la camera dei maschi, bussammo…nessuno ci rispose, che strano! Provammo ad aprire la porta, era aperta, entrammo: la stanza era ancora perfettamente in ordine, probabilmente anche loro non avevano neanche una merendina ed erano andati a cercare la cucina.

Scendemmo le tortuose scale, appiccicate una all’altra dalla paura, aprimmo una porta e un fascio di luce illuminò una stanza stranissima che non era di sicuro la cucina, ma fu un attimo, perché fummo inghiottite da un vortice infinito che ci separò. Io iniziai a gridare, ero disperata: dove ero finita? Ed Elena? Dove era? Quando avevo ormai la gola secca, iniziai a piangere: era un pianto sommesso, che però scoppiò in una cascata di lacrime che racchiudevano la mia tristezza, il mio disorientamento, la mia paura, ma più di tutto quell’incredibile senso di impotenza che mi rodeva pian piano…dopo un po’, quel pianto si spense in un dolce sonno ristoratore…

Sentii che qualcuno mi scuoteva, aprii gli occhi, era Elena!!!Non potevo crederci, ci abbracciammo e le nostre calde lacrime di gioia  ci rincuorarono.

Dopo qualche minuto passato una tra le braccia dell’altra, scendemmo dal letto e aprimmo la finestra; l’aria frizzante ci svegliò di colpo, andammo a lavarci e mentre stavo uscendo dal bagno inciampai nella torcia di Elena, nel raccoglierla sentii che era ancora un po’ tiepida.

Fui distolta dai miei pensieri da un toc-toc…aprimmo la porta e vedemmo Nicholas e Rosa di Vento, pettinati e vestiti, ma con una faccia a dir poco sconvolta…

“Buon giorno!Scusate, ma dove eravate ieri sera?”chiese Elena.

“Volevamo cercare la cucina, ma ci siamo persi e…” risposero loro.

“… e siete finiti dentro un vortice nero che vi ha divisi e stamattina vi siete ritrovati nelle vostre camere”continuò Elena.

“Evidentemente qualcuno ci ha portato qui e da poco, ma chi?” conclusi io.

Ci guardammo a lungo, finché concludemmo che dovevamo assolutamente indagare; tanto lì, non avevamo niente da fare, infatti una professoressa, la sera prima, ci aveva mandato un messaggio sul cellulare dicendo che gli altri compagni ci avrebbero raggiunto due giorni dopo a causa di un contrattempo.

“Andiamo in cucina a mangiare qualcosa!”disse Nicholas.

“C’e un problema però…e se ci perdiamo ancora?”chiese Elena.

“Vuol dire che aspetteremo che qualcuno ci venga a chiamare!”aggiunsi io.

“Ma io sto morendo di fame…! Mi fa male la pancia!”brontolò Rosa di Vento.

“Anche noi, però questa è l’unica soluzione!”risposero Elena e Nicholas

“No, non è l’unica che abbiamo: potremmo legare insieme le nostre lenzuola e calarci dalla finestra.”affermai.

“E poi cosa facciamo? Scappiamo a gambe levate?” mi schernì Nicholas.

“No!Bussiamo al portone!”precisò Elena.

Erano tutti d’accordo, così preparammo la corda, ma dovemmo anche aggiungere le coperte, perché  era troppo corta;ci calammo facendo molta attenzione a non fare alcun rumore, guardammo verso il mare e scoprimmo che doveva essere solo l’alba, non ci perdemmo d’animo e bussammo al portone. Toc-toc…toc-toc…toc-toc…!Finalmente la grande porta si aprì e il vecchietto, strabuzzò gli occhi “Ma voi non dovevate essere in camera a dormire?”gracchiò.

“Ci siamo svegliati e avevamo tanta fame visto che ieri sera non avevamo cenato però..”disse Rosa di Vento.

“E non potevate andare in cucina?”chiese sorpreso il vecchietto.

“E se fossimo entrati ancora in un vor…ahia!” azzardò Nicholas.

“Ma di che vor stai parlando?” riprese il nonnetto.

“ Di un vortice! Ehi, ahia, la piantate di pestarmi i piedi?”esclamò Nicholas, fulminandoci con lo sguardo.

“Lo scusi, si è bevuto il cervello, e poi sogna cose strane la notte…”aggiunsi io.

“Allora possiamo entrare?” concluse Elena spazientita.

“Certo!Ma che domande fate…” rispose seccamente l’anziano signore.

“Dov’è la cucina?” chiese giustamente Rosa di Vento.

“Da quella parte!”indicò il vecchio.

“Ragazzi, dobbiamo fare in modo di seguire il signore”sussurrai io.

“ Mi sacrifico io, la tirerò un po’ lunga, ma voi spicciatevi!” disse Elena.

“Ok”…

Arrivati in cucina, preparammo quattro fagotti e ritornammo in camera dove  infilammo i  fagotti in quattro zaini, prendemmo una torcia ciascuno e Rosa di Vento un coltellino svizzero. Ci precipitammo giù dalle scale, dove poco prima c’erano Elena ed il vecchietto che parlottavano, non c’era più nessuno! Rimanemmo con il fiato sospeso e feci segno agli altri di stare zitti. A quel punto sentimmo alcune voci sommesse, le seguimmo e arrivammo nella sala da pranzo. Nicholas entrò, mentre io e Rosa di Vento lo seguimmo imprecando, non avevamo la minima idea di che cosa avesse in mente.

“ Direi che possiamo andare!” disse rivolto ad Elena.

Lei lo guardò con un’aria da “stai rovinando tutto”, poi Nicholas si rivolse al vecchio signore dicendo: “ Se le nostre professoresse venissero a bussare chiedendo dove siamo, lei dica loro che siamo andati a fare un giro per Mont-Saint Michel, d’accordo?”

“Va bene”rispose il vecchietto.

“Sei geniale” esordimmo noi, poi porgemmo lo zaino ad Elena, sgranocchiammo qualcosa ed il nostro inseguimento incominciò.

Seguendolo di nascosto, ci inoltrammo nel salotto, nel bagno, nella sala da pranzo, nella cucina e poi, con nostra grande sorpresa, il nonnetto salì le scale che portavano al piano superiore, lo superammo di corsa dicendo “Ci siamo dimenticati la cartina in stanza” e dalla porta uno ammassato contro l’altro lo spiammo.

Il vecchietto si guardò intorno con aria circospetta, poi estrasse una piccola chiave da una tasca della sua giacca e toccò il pulsante della luce. Non vedemmo più niente perché ci dava la schiena,  dopo un po’ scese le scale e noi notammo che non erano simili a quelle che avevamo visto per tutta la mattina, esse erano di marmo bianco e lucidissimo, non più in legno. Dovevamo sbrigarci, altrimenti lo avremmo perso di vista . Ci dirigemmo verso il pulsante della luce e tastandolo ci rendemmo conto di un piccolo rilievo grazie al quale riuscimmo ad alzare il pulsante, e sotto scovammo una mini serratura, ma non avevamo la chiave.

”Come facciamo?”chiese Nicholas.

“Io ho una forcina!”disse Elena.

“Passamela, ce la dovrei fare!”disse in modo sbrigativo Rosa di Vento.

Era proprio bravo ed in pochi secondi sentimmo un –Tac!- , una pietra del muro avanzò leggermente, la pigiammo ed una leva uscì dal muro, la tirammo e le scale cambiarono forma.

”Incredibile!”esclamammo in coro.

Ci prendemmo per mano e scendemmo con estrema prudenza le scale, il pavimento ritornò bruscamente di legno come se non ci fosse stato più marmo a disposizione, il legno era così vecchio che scricchiolava spaventosamente ad ogni passo;ci trovavamo in una sala completamente vuota, il pavimento sembrava grigio tanta era la polvere che lo ricopriva,  appesa al soffitto c’era solo una minuscola lampadina che, con una luce fioca, lasciava l’intera sala in una penombra inquietante… davanti a noi c’erano tre corridoi abbastanza lunghi: quale dovevamo prendere per ritrovare il vecchio?

Restammo in ascolto per lunghi minuti che ci sembrarono interminabili, fin quando un tonfo sonoro ci fece letteralmente saltare in aria; proveniva dal corridoio davanti a noi, procedemmo a passo piuttosto spedito verso il rumore, stando attenti a non far scricchiolare troppo il pavimento, entrammo di soppiatto in una stanza abbastanza ampia, era piena di cataste di libri, colonne di libri messi di traverso, scaffali stracolmi di libri e mucchi giganteschi di libri polverosi a terra, molto probabilmente pilastri di libri caduti e mai più raccolti.

Ci dovemmo nascondere subito dietro ad uno scaffale, infatti il signore era seduto ad una scrivania intento a scrivere qualcosa…aspettammo a lungo, finché ad un certo punto si alzò dalla sedia ed uscì dalla stanza; allora ci precipitammo sulla scrivania e sfogliammo le cartacce alla ricerca di un indizio.

Nicholas disse: “Ho trovato qualcosa!”.

Andammo tutti a guardare, era un foglio di giornale strappato e appuntato su una bacheca polverosa con la dicitura:

Ricercato Molvo Cornelio

Sotto la foto di un signore piuttosto giovane che però assomigliava a qualcuno che avevamo già visto, ma chi?

Di colpo Elena esclamò: “Ma è il proprietario di questa casa!”.

“E’ vero, è il vecchietto!”, disse Rosa di Vento.

“Ma perché è ricercato?”, chiesi.

“Qui dice che è ricercato per contrabbando di animali”, rispose Nicholas.

“Dobbiamo cercare di scoprire qualcosa di più…” , aggiunse Elena “cerchiamo tra i libri..”.

Dopo ore di ricerca trovammo finalmente degli appunti dentro ad un grande libro impolverato che parlava di trasformazioni di animali normali in animali feroci e devoti solo al padrone, negli appunti invece c’era scritto : prove da effettuare.

“Ma è spaventoso, a cosa gli serviranno tutte queste bestie feroci?”si chiese Elena.

“Io forse lo so”dissi “le vuole gettare in combattimenti clandestini tra di loro in nome di Michel, non so dirvi altro, perché su questo foglietto c’era scritto solo ciò…”

“Guardate questo libro!” continuò Rosa di Vento “ è intitolato il vecchio mondo di KINKUA, dice che KINKUA è un mondo piuttosto piccolo,  sprofondato sotto il mare cento anni fa, il cui monte più alto era chiamato Mont-Saint Michel!”

“Wow, vuol dire che Mont-Saint Michel è solo un monte di un mondo intero!”esclamai.

“Già, e penso che Michel sul foglietto che hai trovato venga inteso come Mont-Saint Michel…”precisò Nicholas.

“Penso sia così, ma quando lo vuole fare e perché?”chiesi.

“Il perché bisogna chiederlo a lui!”rispose ironicamente Rosa di Vento.

“E il quando?”ripetei.

“L’ho scoperto io,dietro l’articolo di giornale c’è scritto: il 23 luglio avrò la mia vendetta!”disse Elena.

“Ma è tra poche ore! Infatti abbiamo cercato indizi per tutto il giorno e adesso è quasi mezzanotte!”constatò Rosa di Vento.

“Dobbiamo fare una sola cosa! Trovare gli animali e liberarli prima che vengano fatti diventare feroci!”concluse Nicholas.

“Forza andiamo”, esordii.

Fu così che uscimmo di corsa dalla stanza, ci ritrovammo ancora nella sala di partenza, ci mettemmo in ascolto e sentimmo dei lievi grugniti provenire dal corridoio alla nostra destra,così lo imboccammo; in fondo  c’era una porta, la aprimmo, all’interno della stanza c’erano molte gabbie con un sacco di animali di specie diverse, ma erano un tantino diversi dai nostri.

Il signore però era già lì…ci guardò stupefatto:”Cosa ci fate voi qui?”.

“Perché lo vuole fare? Non è giusto!”chiese Elena.

“Questi animali mi hanno cacciato da KINKUA, perché loro erano metà dei membri del consiglio di KINKUA, che avrebbero eletto il sovrano, e decisero che, non solo non potevo diventare il sovrano, ma ero anche troppo cattivo  per restare in quel mondo!”.

“E chi è Michel?”domandò Nicholas.

“Mi chiamavo così quando ero ancora un KINKUARIANO! e ora lasciatemi fare il mio lavoro… penserò dopo a come inserirvi nei combattimenti!”.

“Lei non farà proprio un bel niente” disse Rosa di Vento.

Aprì di colpo il suo coltellino svizzero, lanciandolo verso il vecchietto, lo colpì in pieno petto, il nonnetto cacciò un urlo spaventoso e si dissolse nel nulla…

“Era rimasta solo la sua anima, il suo corpo non c’era più…” a parlare era stato un animale e ben presto scoprimmo che erano animali parlanti di KINKUA e che il vortice dove eravamo entrati era il passaggio magico tra KINKUA e il suo monte emerso.

Liberammo tutti gli animali che una volta arrivati al vortice ci salutarono e ci regalarono un minuscolo anello, in modo che ci potessimo sempre ricordare di loro.

Ci chiesero poi di distruggere la serratura che portava alle stanze sotterranee contenenti il passaggio tra KINKUA e il suo monte emerso.

Li salutammo e salimmo le scale fino alle nostre camere, una volta nel corridoio  distruggemmo il tasto della luce e quando ciò accadde, la casa svanì nel nulla.

Ci ritrovammo ancora nella hall dell’albergo, in mezzo a tutti i nostri compagni.

Ognuno di noi quattro trovò nelle tasche un biglietto che diceva: “Grazie per avere ricambiato il favore!”.

“Ma allora è stato uno di loro a riportarci nelle nostre stanze” esclamò Elena.

“Bene, il mistero allora è svelato!”disse Nicholas.

Scoprimmo così l’intrigo e capimmo che eravamo riusciti a distruggere la pazzia del signore e con essa era sparita anche la sua villa, fonte della sua follia e il nostro incredibile viaggio non si sarebbe più potuto ripetere.

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