LA CASA DEI MISTERI di Letizia Pagani – Primo Livello Bambini. Corso di Scrittura Online

LA CASA DEI MISTERI di Letizia Pagani
Primo Livello Bambini. Corso di Scrittura Online

Tutti sanno che in quella casa nulla è normale.
E’una casa di montagna.
Si trova in un prato, lontano qualche kilometro dal paesino lì accanto, a duemila metri di quota sul Monte Bianco.
La casa, più che una semplice baita, è una villa.
Disabitata da più di trent’anni.
Si dice che fosse abitata da una famiglia, i Cutloff, che aveva due figli, un maschio e una femmina, ma un giorno, si racconta, che essi scomparvero. C’è chi sostiene che in giardino ci siano i cani maledetti, cani con gli occhi rossi, guardiani della dimora che si cibano di carne umana.
Invece alcuni sostengono che dentro, non ci sono i fantasmi, ma gli zombie.
Nessuno sa com’è però all’interno.
Si dice in giro, che, una notte, il vecchio Smilt, passasse davanti alla villa.
Diceva di aver visto uno dei cani maledetti e sentito delle urla raccapriccianti provenire dall’abitazione.
Ma nessuno sa se è vero ciò che dice, visto che è sempre ubriaco fradicio.

Io e i miei migliori amici Sofia, Emily, Simone e Gaia, andiamo a scuola lì vicino.
Una mattina, Simone, ci raggiunge correndo nel cortile della scuola.
<< Letizia, Sofia, Emily, Gaia! Ho saputo che il signor Smilt, è scmoparso nella vecchia casa, sapete, la villa abbandonata! >> Dice emozionato e trafelato.
<< Vuol dire che ci è entrato. Quell’uomo non ci sta con la testa! >> Risponde Emily.
<< E perché non è tornato? >> Domanda Simone
<< Te l’ho già detto, non ci sta con la testa! Molto probabilmente è rimasto dentro perché non capisce più nulla, o magari dentro ci si perde all’iistante. E poi, secondo me dovrebbe farcela ad uscire. Se rimane tanto dentro e senza vino, dovrebbe diventare sobrio, no? >> Ribatte Emily.
<< Ma quella casa è infestata! Ovvio che non ne esce! Ci sono gli zombie e i cani e… >> Dice Gaia sistemandosi i capelli rossi.
<< Ma dai Gaia! Non dirmi che credi a queste feserie! >> Esclama Sofia.
<< Ma… >> Cerca di ribattere la mia amica dai rossi capelli, ma io la interrompo : << Io invece non ci credo, però mi piacerebbe vederla all’interno. Chissà com’è! >> Dico emozionata.
Simone, che ha una fissazione per le cimici dice una battuta che non ci stupisce afatto, ma che irrita Gaia.
<< Là dentro ci sarà pieno di cimici! >>
<< Basta Simone con queste cimici! Secondo me ci sono i ragni! Dai, basta davvero con le cimici! >>
Simone la prende in giro : << Servizio in abbonamento, per disinfestazione cimici, rivolgersi a Simone Pinasco! >>
<< Stupido! >> Dice Gaia e gli dà uno schiaffo sulla spalla.
Io, Emily e Sofia ci mettiamo a ridere, poi dico : << Allora, dopo la scuola, andiamo nella villa, ok? >>
<< No, andiamoci di sera, ci sarà più adrenalina! E… forse più cimici! O cavolo, di sera non ci sono cimici! >> Esclama Simone.
Però finiamo col metterci d’accordo per andare nella casa al buio.
Verso le otto, ci incontriamo dietro alla villa, non volgliamo che ci vedano.
<< Dai andiamo! >> Eclama Emily entusiasta.
Gaia la afferra per un braccio.
<< Io ho p-paura… >> Balbetta.
<< Gaia, tu hai paura anche se ti vengono i capelli ondulati! >> Esclama nuovamente Emily, liberandosi dalla sua stretta.
Ma lei non vuole muoversi così io e Simone siamo costretti a tirarla.
<< Soffi, che hai nello zaino? >> Domando a Sofia.
<< Cinque torce, qualche panino col salame e con il formggio, un coltello per scassare le serrature e… e basta >> Dice con un sorriso, o così mi sembra.
Etriamo nel giardino della villa.
E’ molto buio e non vediamo più nulla.
<< Che strano, da quando siamo entrati qui è tutto più buio… Soffi, le torce? >> Dico io.
Sofia porge una torcia a ciascuno e ci addentriamo in quella giungla di alberi non potati ed erbacce alte almeno un metro e mezzo .
<< D-dai r-raga torniamo i-indiet-tro… >> Balbetta Gaia illuminandosi di continuo dietro le spalle.
<< Basta Gaia! >> Esclamiamo .
All’improvviso, dietro di noi sentiamo un fruscio.
Ci voltiamo.
Nulla. Ma che dico nulla! Qualche secondo dopo che ci siamo voltati, le piante spinose iniziano a chiudersi, finchè non ci imprigionano in quella radura.
Come avremmo fatto a tornare intietro?
Indietreggiamo di qualche passo, ma andiamo a sbattere contro qualcosa di peloso e…
Emily urla << Un cane maledettoooo! Scappiamo, svelti svelti! >>
Non ce lo facciamo ripetere e scappiamo.
Urliamo terrorizzati e sentiamo che altri quattro cani ci rincorrono, o meglio, li vediamo.
<< Raga! Nascondiamoci! >> Strillò Simone.
<< Per di là, per di là! >> Urla Sofia e ci dirigiamo tutti e cinque verso una porta della casa e ci andiamo a sbattere.
<< E’ chiusa! >> Urla Gaia.
<< Sofia,il coltello, svelta! >> Dice Emily.
Soffi estrae il coltello, I cani sono a cinque metri da noi.
Quando stanno per addentarci, entriamo e ci chiudiamo la porta alle spalle.
I cani maledetti, ululano al di là della nostra protezione.
Siamo tutti sudati, asimiamo e ci guardiamo.
Gaia, che ha paura dei cani, è pietrificata dal terrore ed è anche pallidissima.
Non l’abbaimo mai vista così pallida.
Quando ci riprendiamo ci guardiamo intorno.
Siamo dentro la villa.
<< Wow… è enorme! >> Esclama Simone.
La sua voce rimbomba nella casa.
Il pavimento è polverosissimo e di cemento grigio scrostato.
Ci troviamo nell’ingresso.
C’è un vecchio tavolino, divorato dalle tarme e davanti a noi, un tappeto scolorito e umido.
Dal tetto scendono gocce d’acqua.
Ci alziamo.
<< Questa casa è stata costruita trent’anni fa, nel 1982 >> Dice Sofia guardandosi intorno.
Io e Emily ci avviciniamo alla parete e vediamo un quadro.
E’ una foto, non un dipinto.
<< Ehi, venite a vedere >>
Sofia ci raggiunge subito e poi arriva Simone che si trascina dietro la Gaia.
<< E’ una foto, cosa c’entra? >> Chiede Simo.
La foto ritraeva due bambini, un maschi e una femmina con i genitori, davanti alla villa, molto diversa da ora.
Il muro, non era scrostato e consumato, il giardino era ben tenuto e quel luogo sembrava pieno di felicità.
<< Questi dovrebbero essere i vecchi abitanti della villa… ehi guardate! 18 ottobre 1988. >> Dice Sofia.
<< Questa foto è stata scattata un giorno prima che la famiglia scomparisse… >>
<< Sono scomparsi il 19 ottobre 1988?! >> Esclama Gaia sbigottita,che a quanto pare , si sente meglio.
Nessuno di noi, a parte Sofia sapeva la data di sparizione della famiglia.
<< Come lo sapevi? >> Domando io.
<< Bhe, se vai in bilblioteca e cerchi nello scaffale “ storia”, dovresti trovare il libro “STORIA DELLA VILLA DEL PRATO”. >> Risponde.
<< Saliamo al piano di sopra? Voglio vedee la cucina, il salotto, le camere da letto e… la soffitta >> Dice Emily. Si è stufata di guardare la foto, anche se è interessante.
Camminiamo sul pavimento di legno macio che è davanti alle scale e scricchiola ad ogni nostro passo.
<< Se la ristrutturassero, sarebbe proprio una bella casa… >> Commenta Emily.
<< Sì, con i cani maledetti in giardino… >> Mormora Gaia dinuovo impallidendo…

Saliamo una scala con un pavimento di cemento e un tappeto umido e a brandelli.
Chissà perché era in quello stato? Dopotto, le cose, se sono ridotte così, vuol dire che è stato quallcuno. O qualcosa…
Arriviamo nella sala da pranzo.
C’è l’ennesimo tappeto scolorito, che ricopre il pavimento di tutta la stanza.
Ci sono delle enormi finestre.
Alcune con i vetri rotti, alcune, quasi integre, ma lerce.
<< Ma come mai quei vetri sono rotti in quel modo? >> Domando.
Gli altri alzano le spalle.
<< Magari una cimice super forzuta ha rotto i vetri per entrare a pulire quelle tende lerce, ma senza riuscire nel suo intento e così le ha brandellate! >> Scherza Simone. E’ strano. Grazie a lui, stiamo dimenticando lo spavento dei cani maledetti.
Una cosa però è certa. I cani maledetti esistono.
<< Basta Simone! Sono stufa delle tue cimici, delle tue battute, della tua voce, della tua faccia, non ti voglio più vedere! >> Urla Gaia co tutto il fiato che ha.
E’ irritata. Ma perché?
<< Io voglio andarmene! >> Strilla.
Ad un certo punto, la sua voce, rimbomba nella casa, ma con parole scombussolate : << Simone (one one ) non ti voglio più vedere!! (Ere ere) >>
Poi le nostre torce si spengono.
Mi stringo a Simone e le ragazze si stringono a me.
Dopo un po’, mi sento mancare l’appiglio.
Urlo << Simone! >> E le nostre torce si riaccendono.
Simone è scomparso.
Per me è un colpo allo stomaco.
Guardo Gaia con occhi di fuoco.
<< Dov’è?!?! Lui, dov’è?! >> Le urlo.
<< Non lo so! >> Mi dice lei.
<< Dai, cerchiamolo, questa casa la odio, me ne voglio andare! >> Mormora Gaia.
Entriamo in cucina.
C’è soltanto un vecchio lavello, ma davanti a quello, una sagoma…
<< Simone… sei tu? >> Chiede Emily timorosa.
In effetti sarebbe lui ma…
<< E’ diventato uno zombie! >> Urliamo insieme.
Infatti è così.
Guance scavate, orbite vuote, i suoi occhi marroni sono scomparsi!
Anche i suoi bei capelli biondi! E’ solo rimsto qualche pelucco.
Emana anche una puzza di cane bagnato e carne putrida.
I suoi vestiti sono a brandelli e ammuffiti.
Tende le braccia in avanti e inizia a camminare lentamete verso di noi.
Rimaniamo pietrificate.
<< Cosa… ho… fatto… >> Sussurra Gaia.
Io apro la bocca e urloo con tutto il fiato che ho in gola solo una vocale e una consonante << Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!>>
Poi indietreggio e scappo come furia.
Emily mi imita e anche Sofia.
Scappiamoo via e saliamo delle scale, ancora di cemento con un tappeto scolorito.
Saliamo, percorriamo un altro corridoio di legno marcio, apriamo una porta, ci scaraventiamo dentro e la teniamo chiusa con il nostro corpo, ma poi Sofia prende molte vecchie sedie e blocchiamomo la porta co quelle.
<< State tutte bene? >> Domanda Emily.
<< Sì >> Rispondiamo io e Sofia in coro.
Io infine esclamo << Un momento… dov’è Gaia?!?!?!? >>
E’rimasta con Simone zombie!
E noi siamo intrappolate in una stanza,
con il pavimento sempre di legno marcio, con le mura con carte da parati a brandelli e una specie di scrivania con sopra un tessuto vecchio, cucito all’uncinetto.
Puntiamo la torcia verso il letto, o meglio un materasso a buchi con una ringhiera di metallo arruginita.
Sentiamo dei passi in corridoio, passi frettolosi.
<< Ragazze! Sono Gaia aprite! >> Ma la sua voce è totalmente diversa e capiamo subito che non è Gaia.
Ci nascondiamo sotto la scrivania metre, chiunque fosse, sfascia la porta con… un osso appuntito.
Dentro la stanza entra un enorme scheletro.
<< E’ Gaia! >> Sussurra Sofia.
Siamo messi davvero male.
Simone è uno zombie e Gaia è uno scheletro ambulante.
Io e le mie amiche ci gurdiamo spaventate, mentre spegniamo le torce e ci accucciamo in un angolino buio della scrivania, ma lo scheletro avverte il nostro movimento.
<< Ciao,Sofia! >> Dice lo scheletro.
Lei urla e poi… scompare.
Anche io e Emily urliamo, e le orbite di quell’ammasso di ossa si girano verso di noi.
Gli tiriamo un calcio.
<< Scusami, Gaia >> Dico e poi scappiamo, lasciando la nostra vecchia amica con le ossa sparse per la stanza.
Io e la mia amica ci ritroviamo ancora a correre in quel corridoio.
Ad un certo punto, saliamo altre scale, solo che sono anche quelle di legno marcio, svoltiamo a destra, entriamo in una specie di sala delle feste.
Sembra la sala da pranzo di un castello medievale.
Le mura sono grigie, di mattoni e anche il paviento. Al centro della stanza c’è un enorme tavolone, con sopra un vecchio candelabro d’argento pieno di ragnatele.
L’ennesimo tappeto scolorito e bagnato, è al centro della stanza.
Appena io e Emily ci saliamo sopra, ne esce un liquido rosso.
<< E’… E’ sangue! >> Mormora Emily sobbalzando.
<< Ma… ma di chi? >> Domando.
<< Di tutti coloro che vivevano qui >> Dice una voce alle nostre spalle.
Ci voltiamo.
Dietro di noi ci sono quattro zombie!
<< AHH! >> Strillliamo.
<< No, non dovete avere paura. Noi siamo buoni. Siamo la famiglia scomparsa nel 19 ottobre 1988 >> Dice lo zombie che sembra un uomo.
<< Che?! >> Esclamiamo noi stupitissime, spaventate e confuse.
<< Bhe, scommetto che sapete che la casa è stata costruita nel ’92, ma non da noi. L’ha costruita il mio nonno, Jerry Cutlof. Solo che nel ’93 lui scomparve qui e noi venimmo qui a vivere. Una sera, trovammo mio nonno. Era uno zombie. E’ stato lui a tramutarci così. Questa casa è maledetta, tutti la chiamano “ La casa dei misteri” . Se uno viene ad abitare qui, non so come, diventa uno zombie o qualcos’altro. Per liberare noi e i vostri amici da questa maledizione, dovete trovare il mattone DELLA MORTE, che ha dato origine alla maledizione. Si trova o in soffitta o in cantina. Ma state attente, giorni fa, è entrato un signore anziano qui ed è uno scheletro pure lui, poi c’è lo zombie di mio nonno e del vostro amico. >> Dice lo zombie donna.
<< Il signore anziano è il vecchi Smit. E’ sempre ubriaco, non dev’essere molto pericoloso >> Dice Emily.
<< No! Invece è il più pericoloso! Gli altri ti tramutano in zombie o altro, ma lui potrebbe ucciderti! >> Dice lo zombie bambino.
<< Grazie, signori Cutlof. Potreste dirci dov’è la soffitta? >> Chiedo.
<< Dovete salie un altro piano di scale e per la cantina scenete all’ingresso e prendete il corridoio a snistra, quello tutto buio >> dice lo zombie bambina.

Noi ringraziamo e saliamo con cautela…
<> Chiedo.
<< No, ma se gli zombie dicono che c’è, vuol dire che è vero! Spero…>>
Arrivamo alla soffitta, una porticina nel muro di mattoni.
L’apriamo ed entriamo.
Dentro c’è un muccchio di roba ammassata da tutte le parti.
Il tetto è pieno zeppo di ragnatele, e anche gli angoli ne sono pieni.
La luce della luna penetra fiocamente da uan finestrella.
Tutto è di legno, apparte il muro che è di mattoni, ma al contrario di tutto il resto della casa, lì si muore di caldo.
La porta si sbarra alle nostre spalle.
<< E ora come usciamo? >> Domanda Emily.
<< Tranquilla, è solo una porta chiusa, anche se si muore di caldo >> Rispondo.
Ma all’improvviso, dietro una montagna di vecchi giochi, una sagoma.
La sagoma si muove furtivamente al buio.
Noi indietreggiamo.
La sagoma si piazza davanti alla luce della luna.
<< Signor Smit! >> Esclamiamo.
Lo scheletro del vecchio Smilt borbotta << Ah ah, ragazzine, ah ah, ora morite qui di caldo, ah ah! >> poi fa una lunga risata sonora che lascia intravedere una bocca sdentata.
Infine scompare.
La porta però quindi è davvero chiusa!
<< Leti! Stiamo per morire! >> Mormora Emily.
<< Cavolo! Se almeno avessimo lo zaino di Sofia! Dai, cerchiamo il mattone, almeno forse se lo troviamo riusciamo a non morire o a diventare qualcos’altro! >> Esclamo
<< E come troviamo quello giusto? Non siamo mica Indiana Jones noi! >>
<< Penso che se lo schiacci succeda qualcosa! >> Dico finendo il discorso e, affannate, agitate e molto accaltate, ci mettiamo a tastare il muro.
Ma dopo molto tempo, dico << Mi sa che qui non c’è >>.
<< E come ci andiamo in cantina? Qui il legno non è marcio come giù! >>
<< Vabbè! Gettiamoci contro la porta! Uno, due, tre! >> Urlo decisa e ci buttiamo addosso alla porta nella speranza che si apra, ma scricchiola solo.
Il caldo ci ha ormai stremate.
<< Aiutateci, signori Cutlof! >> Strilla Emily.
All’improvviso, il caldo cessa e la porta si apre.
<< Grazie… >> Mormoro.
Ci alziamo e il fresco del resto della casa ci arriva.
Sospiriamo ed usciamo dalla soffitta.
Scendiamo di nuovo, ma quando arriviamo dal piano della sla a pranzo, troviamo gli zombie Simone, l’ anzianissimo signor Cutlof e… Sofia.
E’ vero! Non ci abbiamo pensato! Anche Sofia!
<< Ora, diventerete come noi! >> Urlano gli zombie.
Io addocchio dietro di loro lo zaino di Sofia.
Era marcio, ma il coltello, anche se arruginito, poteva esserci utile.
<< Emily dobbiamo prendere lo zaino >> Le sussurro.
Lei annuisce.
Si sistema i capelli castani in una coda e urla << Ehi! Brutti zombie! Venite a prenderci! >>
Loro si dirigono verso di noi.
Lei tira pugni o caqlci, ma quando li tramortisce e sono stesi per terra e io corro a prendere il coltello, anche lei diventa uno zombie.
Mi giro.
<< No, Emily! Anche tu! >> Dico mordendomi il labbro.
Afferro il coltello e glielo affondo nel cranio.
<< Mi dispiace… >>
Lei urla e i suoi lamenti sono raccapriccianti.
Scendo di corsa all’ingresso.
Mi guardo in torno alla ricerca del corridoio.
Una corente fredda mi fa rabbrividire.
Il vento viene da destra.
Ecco il corridoio!
Punto la torcia davanti a me e mi addentro in quel luogo tenebroso…
Cammino per una buona mezzora, finchè non arrivo davanti alla porta della cantina.
<< Preparati Leti. Ti resta solo lo scheletro di Gaia. >> Mi sussurro.
Faccio un lugno respiro ed entro, stringendo così forte il coltello, da farmi male alla mano, ma mi trovo davanti a gaia, che cerca di toccarmi per farmi diventare com lei.
Urlo, ma la scanso e le do un colpo con il coltello alle ossa del braccio che vola nel corridoio.
Lo scheletro urla di dolore.
Mi guarda con le sue orbite vuote.
<< Gaia! E’ solo per il tuo bene…>> Dico, e le ficco il coltello dove avrebbe dovuto essere il cuore.
Cade a terra e rimane immobile, ma sento arrivare lo scheletro del signor Smilt.
E’ vero! Lui non era stato attaccato!
Ma mi mancano le forze.
Spengo la torcia e mi nascndo nel buio.
Tasto il muro di mattoni nell’ombra, stanto attenta allo scheletro che mi cerca.
Tremo.
Non so se per la paura, o per il fredo ce c’è lì.
All’improvviso, tocco un mattone bollente e mi scotto il dito.
<< Ahi! >> Esclamo ma mi tappo la bocca.
Smilt si gira verso di me e lo sento avanzare.
Non importa se brucia.
Spingo il mattone bollente con tutte le ie forze.
All’improvviso, le luci della asa si accendono e urla raccapriccianti invadono l’abitazione.
Gaia torna umana e anhe tutti iei amici che compaiono davanti a me.
Ci abbraccimo.
Poi i membri della famiglia Cutloff si trasformano in fantasmi e ci dicono << Grazie.. Ci avete salvati. >>
Il padre del signor Cutlof ci si avvicina << Scusate per ciò che vi ho fatto>>.
Noi sorridiamo e il signor Smilt, che non è tornato umano si scusa.
<< Ma perché tu non sei umano e tutti voi siete fantasmi? >> Domanda Gaia.
<< Perché, prima eravamo maledetti. Smilt è morto qui e quindi era così. Ora, grazie a voi, potremo passare oltre, nel paradiso >> Dice la signora Cutlof.
<< Guardate! >> Urla Sofia.
Una luce invade tutta la stanza e i fantasmi scompaiono e tutta la casa sussurra << Grazie a voi siamo liberi… >>.
La luce ci prende e noi ci solleviamo da terra.
Voliamo.
Usciamo e fuori è giorno.
I cani maledetti sono scomparsi e la casa torna magnifica
Sembra ristrutturata!
Chiudiamo gli occhi e Simone mi prende la mano.
Arrossisco.
Quando riapriamo gli occhi siamo sul prato.
<< Wow, non posso crederci! Noi abbiamo salvato… >> Dice Sofia.
<< Noi abbiamo salvato della gente morta! >> Esclama Emily.
<< Ma perché sono stato trasformato in uno zombie e non in una cimice?>>
<< Basta! >> Esclamiamo tutti.

Ridiamo.
Ma un pensiero ci attraversa la mente : cosa avremmo detto ai nostri genitori? …

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