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Intervista su Inchiostro Bianco: progetto Libri & Film

Sul blog Inchiostro Bianco, Moony viene intervistata sulle sue preferenze in fatto di film e libri. Leggete un pezzo dell’intervista qui di seguito e la restante sul blog stesso…

Qual è il film tratto da un libro che più ha odiato e quale quello che più ha apprezzato? In entrambi i casi, per quale motivo?
Il più amato è senza alcun dubbio La storia infinta il magico film del regista Wolgan Petersen ispirato al magnifico romanzo di Michael Ende. Prima di tutto il film non ha “tradito” o distorto la storia come spesso accade nelle trasposizioni cinematografiche. Anzi. Sceneggiatura, effetti speciali e recitazione danno il senso completo del senso della libertà e della fantasia. E senza fantasia non ci sarebbe neppure il mondo reale.
Riguardo al film che non ho apprezzato devo dire che non posso citare solo un titolo, diciamo che non amo per niente tutto il filone dei “cinepanettoni”. Li trovo stupidi, inutili e offensivi. Fare cinema è fare arte. E non trovo nulla di artistico i questo filone dove la trama è praticamente inesistente e la recitazione affoga nell’ignoranza.

Il resto dell’intervista QUI

intervista ad Alberto Petrosino, autore di Little Dreamers

Siamo orgogliosi di presentare l’intervista, uscita su “Il Tirreno” di Livorno, ad Alberto Petrosino, primo autore della collana Little Dreamers. Il suo romanzo, Oltre il buio, è uscito poco dopo il primo albo “Fantasia al potere” che inaugurava l’inizio dell’avventura che Moony ha intrapreso da qualche mese. Altre info sul romanzo le potete trovare qui.
Per leggere l’articolo cliccate sull’immagine sottostante.

Incontrando Mark Menozzi e il Re nero.

È nato nel 1974 in un piccolo paese tra Piemonte e Liguria, dove fa l’idraulico, tenendo nascosto il suo incredibile talento di narratore di storie. Ogni venerdì sera, da diciassette anni, un gruppo di amici si riunisce a casa sua, attratto dai suoi racconti, dagli intrecci e dalle epopee che immancabilmente scaturiscono dalla sua fantasia. È il creatore di Valdar, il continente in cui si svolge questo suo romanzo d’esordio, così come il gioco di ruolo che da esso ha tratto origine.Un mondo che, probabilmente, conosce più del mondo reale.

Mark Menozzi per quelli che ancora non ti conoscono come ti auto-presenti?

Mi presento come una persona normalissima, che lavora come tanti. Sono idraulico, e mi sono avvicinato alla scrittura con un certo “timore reverenziale”. Amo leggere molto, e il mio genere preferito è ovviamente il fantasy. Per il resto sono una persona semplice, e sinceramente anche piuttosto pigra.

E prendendo in prestito una citazione famosa?

Non può piovere per sempre.

Da poco è uscito in tutte le librerie per la casa editrice Fazi il tuo primo romanzo: THE KING. IL RE NERO. Inoltre i diritti del romanzo sono stati venduti in Germaia e Turchia, e opzionati in Spagna. Numerose le richieste per farne un gioco di ruolo internazionale.

Domanda a bruciapelo e forse un pò ovvia: come ti senti?

La verità? Sono un po’ frastornato, ma veramente felicissimo. Sarò banale, ma non mi aspettavo di poter scrivere un libro, e se ci sono riuscito devo ringraziare molte persone, ma più di ogni altro Pierdomenico Baccalario. Senza di lui non mi sarei mai imbarcato in questa impresa, e soprattutto avrei fallito.

Valdar, un mondo antico e popolato da popoli diversi. Come hai costruito questo mondo? Da quali desideri e suggestioni?

Da sempre sono un amante di mitologia e leggende antiche, e mio desiderio era costruire un qualcosa di unico e nuovo. Quando lessi il “Silmarillion” di Tolkien mi resi conto che era possibile creare un mondo nuovo, con miti, storie ed eroi frutto della mia fantasia. Fu così che iniziai a sviluppare Valdar, che poi ha continuato a progredire nel corso degli anni grazie al Gioco di Ruolo, mia grandissima passione.

In conclusione del romanzo ho trovato, e lo troveranno tutti i tuoi lettori, un glossario di Valdar. Quanto tempo hai impiegato per delineare ogni particolare?

Valdar è stato sviluppato nel corso di quasi venti anni. Tutto ciò che si vede nel Glossario fa parte di questo lungo lavoro.

Ti va di presentarci Manatasi?

Manatasi è un ragazzo che ha un grande Destino. Lui lo sente dentro di se, e per questo decide di partire per scoprire il Mondo, Valdar. E’ un principe, e un giorno erediterà il ruolo di Re della sua Tribù, ma questo non può bastare per Manatasi. Lui deve compiere grandi imprese, perché è nato per quello. In un certo senso lui è quello che ognuno di noi vorrebbe essere, perché non si ferma a quello che la vita dona, ma cerca di arrivare oltre.

Quali fra i personaggi che incalzano nella lettura, mai banali e descritti in maniera formidabile, ti sei maggiormente affezionato durante la stesura del romanzo. Escluso il protagonista. E perchè?

Maugis è il mio preferito. Lui è un Eroe, con la “e” maiuscola, simbolo e baluardo di valori come onore, amicizia, coraggio e fede, cose in cui io credo moltissimo.

Jagred e Sirasa sono poi due personaggi che mi divertivo molto a scrivere.

Che cosa rappresenta per te l’immaginazione?

L’immaginazione e ciò che da vita veramente ad una persona.

Come hai scoperto il potere magico della scrittura?

Come ho detto devo tutto a Pierdomenico. E’ lui che mi ha convinto a scrivere, perché conosceva Valdar e ci credeva. Inizialmente scrivere mi sembrava quasi irreale, ma poi ho scoperto che è la cosa più bella che ci sia.

Quali progetti stanno prendendo spazio nel prossimo futuro? Ti incontremo in giro per l’Italia per qualche presentazione?

A breve dovrei iniziare a girare per qualche presentazione, ma ad oggi non so ancora nulla di preciso.

Riguardo ai progetti futuri posso dire che sto lavorando ad un nuovo romanzo su Valdar, che proseguirà alcune cose lasciate aperte nel “Re Nero”.

Incontrando Elena P.Melodia

Elena P.Melodia è un’ autrice a cui siamo molto affezionati. Siamo lieti di averla con noi  in occasione dell’uscita del seguito di Buio, Ombra, edito Fazi.

Quante cose sono cambiate in un anno Elena? Notizia che rimbalza da un blog all’altro è che la saga di My Land verrà tramutata in un film. Ti va di parlarci di questo meraviglioso progetto?

In un anno sono cambiate moltissime cose sia a livello personale che lavorativo. Tra le numerose cose positive, ne è capitata una molto dolorosa: uno dei miei due cani, Muttley, se n’è andato, a soli tre anni. Gli rivolgo un pensiero, perché era un cane eccezionale.

Tornando invece a My Land, il progetto di un film in effetti c’è. Ma è ancora a una fase embrionale. I diritti della saga sono stati opzionati da Brando De Sica, con cui fin da subito abbiamo stabilito uno splendido rapporto di collaborazione. Insieme lavoriamo molto bene e speriamo che questo aiuti per la realizzazione del film che, come si sa, dipende da molte variabili. Ovviamente, vedere la mia storia raccontata per immagini, i miei personaggi, Alma, Morgan con un volto umano, sarebbe la realizzazione di un sogno.

Ho letto il romanzo in tre giorni. Scrittura incalzante, trama da pugno nello stomaco. Quanto tempo  hai impiegato per la stesura del secondo volume?

Per la scrittura vera e propria ho impiegato alcuni mesi. Ma quello che conta soprattutto è la preparazione alla scrittura, che mi richiede sempre un po’ di tempo. Leggo molto prima di iniziare un romanzo, mi documento. Credo che sia molto importante per creare, anche mentalmente, l’atmosfera giusta.

Alma è cambiata moltissimo, così come la sua vita. Senza rivelare oltre come possiamo spiegare questa sua mutazione?

Alma fa un percorso, come facciamo tutti noi nella vita reale, al di fuori di un romanzo. Spesso sono le situazioni difficili che ci mettono a confronto con coi stessi e ci fanno maturare. Anche per Alma è lo stesso. E di fronte alle avversità sono due le possibilità: crollare o andare avanti. Alma va avanti.

Ti va di fare una specie di gioco riferito a Ombra? Se dico Acqua cosa possiamo aggiungere?

Ciò da cui veniamo. Ciò di cui siamo fatti.

Se dico Agata?

A volte le apparenze ingannano.

Se dico Adam?

L’amore ha mille volti, ma un solo cuore.

Un aspetto molto suggestivo è quello fra anima e corpo, vita prima della vita. Come hai sviluppato questo aspetto?

L’anima è l’energia vitale che anima il corpo che la ospita. Ma solo dalla naturale armonia tra anima e corpo può nascere l’essere umano come noi lo intendiamo. Le altre sono creazione del Male, del Leviatano, pertanto fallaci, perché nulla e nessuno può eguagliare la perfezione della natura.

Il finale mi ha letteralmente spiazzato. Immagino che non potrai rivelare nulla su quello che accadrà nel terzo volume purtroppo. Per tanto ti chiediamo se hai già iniziato a scriverlo?

Non ho ancora iniziato a scriverlo, ma ho già steso la struttura, che è la parte fondamentale.

La trama e il finale erano già stati stabiliti fin dall’inizio o sono in continua evoluzione?

Io amo pensare le storie con un inizio e una fine. Poi, certo, mentre le scrivo tutto può accedere…

Grazie mille Elena.

Intervista con Alessandro Sponzilli. Il signore del sole nascente.

Alessandro Sponzilli per quelli che ancora non ti conoscono come ti autopresenti?

Mi chiamo Alessandro Sponzilli, sono un appassionato di Storia e di Filosofia Orientale. Vivo a Torino con una moglie e quattro figli, ( due gemelli) scrivo per passione da molto tempo. Tendenzialmente scrivo ciò che mi farebbe piacere leggere. Amo i classici dell’avventura da Salgari a Dumas, autori con cui sono cresciuto, ma non disdegno i più moderni da Cornwell( Bernard ovviamente) a Manfredi. Generalmente non leggo gialli o polizieschi, eccezion fatta per il grande Dean Koontz. I polizieschi me li guardo al cinema e in tv. Nel mio futuro vedo tanti da romanzi da scrivere e tante storie da raccontare.

Prendendo in prestito una citazione famosa?

“Ho il culto delle gioie semplici. Esse sono l’ultimo rifugio di uno spirito complesso” Oscar Wilde

E’ uscito per la Piemme il tuo nuovo romanzo IL SIGNORE DEL SOLE NASCENTE .

Da quali suggestioni, idee, influenze ha preso forma questo romanzo?

Il signore del Sole Nascente è nato in realtà ben tredici anni fa. Mia moglie stava avendo una gravidanza difficile dei nostri Lorenzo e Carlotta ed era ricoverata in ospedale per iperemesi. Solo in casa, dopo aver finito un romanzo medievale, lessi per caso una leggenda mesopotamica che raccontava di un certo Sargon divenuto re con le proprie forze, trovato da infante che galleggiava in un cesto di vimini sull’Eufrate e mi dissi…perché no? Sono sempre alla ricerca di storie mai raccontate e questa era una di quelle. Testimoniai la difficile situazione di mia moglie Serenella trasportando la sua sofferenza in una donna del mio libro, così esorcizzai il momentaccio e tutto andò per il meglio.

La trama è molto intringante e particolare. Qual è stato il momento preciso in cui ti sei detto ” questa storia devo assolutamente scriverla”?

Il momento in cui ho deciso di scrivere la trama del libro è quando ho capito che nessuno prima si era interessato o perlomeno aveva sentito l’impulso di scrivere un romanzo sui sumeri. Una civiltà così antica e misteriosa e comunque assai attuale. Ho scoperto, studiando, che i sumeri usavano un tipo di economia molto simile alla nostra e che la loro visone della vita era molto legata alla natura con cui avevano un rapporto straordinario. Se in altre civiltà antiche si denotava un certo disprezzo per la vita vegetale e animale, considerata un diritto divino, i sumeri invece si distinguevano amandola visceralmente.

Di Akki, il protagonista, cosa possiamo dire?

Akki è semplicemente fantastico. Una sera stavo pensando a quale carattere avrebbe dovuto avere e non mi riusciva di disegnarlo come avrei voluto veramente, quando mio figlio Alex, il maggiore che allora aveva dieci anni, venne da me con un fumetto Disney e mi disse. “ Ho appena finito il mio primo fumetto. Lo sai quale personaggio mi è piaciuto di più?”” Io risposi: “Paperino”, ovviamente. E allora capii che Akki doveva essere un Paperino scaraventato nel passato. Un po’ egoista, un po’ meschino, molto codardo ma in fondo buono e anche un eroe.

Precedentemente a questo romanzo hai pubblicato tre romanzi storici per la casa editrice Ananke. Che rapporto hai con il passato storico?

La Storia è un pretesto per scrivere romanzi d’avventura. Nella mia famiglia sono stato il primo a leggere così tanto, credo di averlo preso da mia nonna materna. Aveva la terza elementare ma leggeva i libri di Liala alla luce di una candela sotto i bombardamenti. Io sono cresciuto con I tre Moschettieri e il Conte di Montecristo. Che altro avrei potuto scrivere?

Hai riscontrato delle differenze o delle difficoltà nella stesura di questo romanzo rispetto agli altri?

Come ho detto Il Signore del Sole Nascente è nato molti anni fa e nel frattempo ho pubblicato altri romanzi. Sono tutti molto diversi fra loro per collocazione temporale ma simili in quanto generalmente i miei eroi sono molto uguali a noi , fragili e deboli anche se combattenti.

Che cosa rappresenta per te la scrittura?

La scrittura è un distanziamento dalla realtà in termini positivi, non una fuga dai problemi ma una gita fuori porta. Scrivere e creare storie è come avere la macchina sempre carica e pronta per fare un viaggio fuori città.

E la Fantasia?

La fantasia? Una trance medianica in cui materializziamo una visione immaginaria. E da qui si evince che, in fondo, ho sempre creduto che a me come scrittore manchi un venerdì

Grazie mille per la gentile disponibilità.

Incontrando il giovane autore Gianmarco Parodi

Gianmarco Parodi, giovane emergente nel panorama fantasy Italiano. Debutta con il romanzo Tria-ora edito da Demian Edizioni.

Ti va di aggiungere qualcosa di non ufficiale per presentarti ai nostri amici lettori?

Certo! Ciao intanto a te Carlotta e a tutti gli amici di questo splendido spazio. Grazie per l’occasione di poter parlare con voi!

Tria-Ora da quali suggestioni, idee, incontri, prende vita.

Tria Ora è un romanzo nato dal caso di una giornata d’inverno. Quelle che ti costringono in casa a guardare fuori pensando all’estate e la noia ti porta magari a scrivere, magari ad ascoltare musica o guardare un film. Il primo caso per me è stato il vincente. Ho unito per gioco l’atmosfera che derivava da quella giornata con la bellezza e l’amore viscerale che ho da sempre per un luogo che è magico di per sè. Il paese di Triora. Borgo medioevale poggiato a 800 metri d’altezza su due valli nell’entroterra di Imperia, vicino a dove vivo, e famoso per un grande processo d’inquisizione (probabilmente il primo d’europa) avvenuto alla fine del ’500.

C’è un momento particolare in cui hai deciso che questa storia doveva prendere forma su carta e inchiostro?

Intendi il momento che ho deciso di scriverla o di pubblicarla? Nel primo caso, ho deciso che non doveva morire solo per il fatto che non sono più riuscito a smettere di voler sapere come finiva. Non mi è mai capitato scrivendo, davvero. Così è stato necessario ultimarne la stesura (all’inizio un po’ deluso, ma poi ho perfezionato qualcosina e direi che mi è piaciuto) ovviamente non è un best seller!

Nel secondo caso, ho deciso di pubblicarlo quando ho visto questa storia in mano ad amici veri che l’hanno apprezzata, anche essendo critici. Così ho detto non è giusto tenerla qui occultata per nulla. Ho preso coraggio e ho cominciato l’ardua ricerca…

Fortunamente per tutti i lettori, e ti auguriamo che siano tantissimi, il romanzo ha trovato Editore. Ci racconteresti il tuo percorso editoriale?

Sono partito non precludendomi nessuna strada ma senza avere aspettative enormi. Bisogna sognare nelle giusta misura. Quindi ho cominciato a spedire alle case editrici più grandi, collezionando silenzi e NO secchi. poi sono sceso alle medie, con le loro proposte a pagamento alle quali NON E’ GIUSTO accettare, per nessuna ragione. Infine ho esplorato ilmondo della piccola editoria trovando l’attuale editore che senza contributo ha deciso di pubblicarmi. E’ un bel rapporto amichevole e collaborativo, ma purtroppo con i limiti della piccola casa editrice, dove l’autore deve rimboccarsi le maniche!!

Cosa provi ad avere fra le mani il tuo primo romanzo e immaginarlo fra le mani dei lettori?

Ho espresso un pensiero qualche giorno prima dell’uscita ufficiale in libreria. Quando ho tenuto in mano la mia prima copia. Quel messaggio l’ho condiviso con l’intero gruppo facebook e gli amici, ed era questo: “Ho in mano la prima copia del mio libro, è una sensazione strana. Sento che non è più la mia storia, quella che fino a poco tempo fa tenevo in un plico sulla scrivania. Ora è un’altra storia. Ora è fuggita, ora non appartiene più a me…ma a tutti quanti voi. E questo mi rende orgoglioso e felice. Fa buon viaggio…”

Parliamo della trama di Tria-Ora, chi sono i personaggi, cosa si troverrano ad affrontare e vivere?

I protagonisti sono due. Sono ragazzi un po’ strani, fuori dai soliti schemi, amanti del mistero e della voglia di avventura. Facilmente additabili dai pregiudizi altrui. Uno un po’ più trascinatore e l’altro più introverso. Uniti da un’amicizia fortissima, ed è questo che mi piace.

Il più eccentrico è convinto che sotto il paese di Triora (cosa probabilmente supposta o pazzamente immaginata) ci sia una rete di cunicoli che univa, al tempo d’inquisizione o ancor prima, le fortezze con altri luoghi più o meno di culto. Questa è l’idea iniziale che li spinge in un triste sabato sera fino ale nebbie del paesino di montagna…alla ricerca di un qualcosa che probabilmente era solo nelle loro menti fervide di immaginazione… ma poi…

Come definiresti, tu stesso, Tria-ora?

Tria Ora è un viaggio. Un viaggio in un mondo sotterraneo, con i suoi esiti e con tutte le sue complicazioni, esoteriche o meno. Se lo penso in modo simbolico penso che Tria Ora sia un inconsapevole viaggio dentro me stesso, le mie oscurità, i miei mostri, le mie entità in lotta tra il bene e il male. Me ne sono accorto quando l’ho riletto la prima volta, appena finito. E’ intriso di simbologie che sono riuscito a percepire dopo, e non scritte volontariamente. Questa discesa in un mondo sotterraneo credo sia la metafora, almeno perlando per me, di un’introspezione profonda. E talvolta molto pericolosa…

Concludiamo facendo i complimenti a questo promettente autore.