IMPRONTE DI PARADISO di Giulia Acquistapace. Primo Livello – Corso Adulti

CAPITOLO IV

“Frittata di paranza ne abbiamo?” Melissano apostrofò il cameriere, che con sussiego elencava i piatti del menù, “No, niente. C’è stato mare grosso nei giorni scorsi, il vento ha dato cattiva pesca.” “Per me allora fritto di calamari e gamberi”, scelse Anna. Il commissario e l’agente si accodarono. “E delle verdure grigliate di contorno?” “Abbiamo dei carciofini sottolio freschi freschi! Non sono unti, eh! Appena scolati.” “Va bene, li porti per tutti.” Melissano versò ai colleghi il vino bianco frizzante che aveva ordinato e che ora giaceva in fresca nel contenitore al bordo del tavolo. Il cameriere segnò tutto sul taccuino e si allontanò. Renzi li aveva già ragguagliati sul fatto che gli alibi fossero stati confermati: Vito era stato con la fidanzata tutta notte, Nina era stata con le amiche al Villino. “Cosa ne pensi del medico?”, fece il commissario ad Anna. “Ripeto, non mi convince. Nasconde qualcosa, è certo. Ma, non so. A pelle, non mi sembra un efferato omicida.” “A me francamente non piace – disse Melissano. Potrebbe essere stato tranquillamente lui. Si reca da lui con la scusa della dimissione e, sicuro di non essere osservato, tac! Gli offre da bere un potente veleno. E suppongo che, come medico, non abbia fatto fatica a recuperalo.” Il cameriere ritornò al tavolo portando con sé tre piatti fumanti di frittura adagiata su insalata fresca ed accompagnata a parte dai decantati carciofini. “Buon appetito” Solo un mugugno seguì l’augurio: i tre, affamati, si erano già buttati a capofitto nel piatto. Seguì un lungo quarto d’ora di silenzio, in cui ognuno era concentrato solo sulla sua pancia e rincorreva il filo dei suoi pensieri. Al termine, chiesto il caffè, Melissano si accese una sigaretta e riprese: “Abbiamo già sentito Riboni, anche se informalmente. Lo lascerei un attimo da parte. Procederei invece…”, ma il cellulare squillò di nuovo insistente dalla tasca del poliziotto.
“Pronto? Oronzo? Nella sono! Ho novità per te.”
“Nella! Sì, dimmi.”
“Niente avvelenati per oggi – disse, il cellulare in bilico fra l’orecchio e la spalla mentre ancora si sfilava i guanti con cui fino a poco prima aveva lavorato. Il tuo uomo è annegato.” “Annegato?!”
“Esattamente. Era gonfio per quello! I bronchi straripavano di zolfo. Nessuna traccia di veleno o droghe.”
“Potrebbe essere qualcosa d’altro che il laboratorio non riesce a dosare?”
“Sì, ma molto improbabile. Ho dato un colpo di telefono a Tondi dei RIS prima di chiamarti: la boccetta in questione conteneva solo un potente lassativo. Il cadavere era a digiuno, magari aspettava visite. Ci sono anche segni di una colluttazione: graffi sugli avambracci e soprattutto una grossa contusione a livello occipitale.”
“Mmm… il referto?”
“Farò un fax a breve in commissariato. So per certo che i RIS hanno già fatto lo stesso. Troverai tutto là al tuo ritorno.”
“Va bene. Grazie, Nella!”
“Ah, Oronzo?”
“Sì?”
“Aspetta! Un’ultima cosa. C’è del liquido biologico sul volto del Frontini. E’ rimasto poco in acqua probabilmente, motivo per cui, vento a parte, era completamente asciutto. Potrebbe essere saliva. Qualcuno potrebbe avergli, che so, sputato in faccia.”
“Grazie ancora, Nella. Preziosa come sempre.”
“Dovere. A presto, Oronzo!”
Melissano riattaccò. La questione della saliva l’aveva risollevato, ma la dinamica rimaneva poco chiara. Ragguagliò i colleghi e organizzò i lavori del pomeriggio: aveva ancora delle pendenze prima di tornare in questura. “Renzi, torna da De Bellis, chiedi un prelievo per il confronto del DNA senza scendere in dettagli. Se fa ostruzionismo, allerteremo il magistrato.” Poi rivolgendosi ad Anna: “De Rosa, tu ed io facciamo un salto a palazzo Sticchi: seguiamo la tua pista e vediamo cosa il nostro uomo aveva da nascondere a parte la smania d’ordine.” Si alzarono, pagarono il conto e tornarono ai propri doveri.

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