IMPRONTE DI PARADISO di Giulia Acquistapace. Primo Livello – Corso Adulti

CAPITOLO VI

Il sole era sorto da poco quando il cellulare del commissario squillò. Era Renzi: “Dottore, il DNA combacia a puntino! Glie l’avevo detto io: solita storia di cornuti!” L’agente era emozionato. “Va bene, Renzi. Mi aspetti in commissariato. Fra poco sarò lì ed andremo insieme a prendere il nostro uomo.” Il commissario riattaccò e guardò l’orologio: 7 e mezza. Di sabato. Richiamò Renzi: “Ah, e avvisa la De Rosa!”
“Già fatto, commissa’!”
Melissano si vestì in quattro e quattr’otto, alla barba avrebbe pensato più tardi. Quando arrivò in commissariato, De Rosa e Renzi erano già pronti alla partenza. Salirono in macchina arraffando al volo il risultato dell’analisi giunto via fax, senza prestare grande attenzione agli altri fogli impilati con esso. Solo una volta in auto il commissario li sfogliò con cura. Uno era, come promesso, il referto del medico legale, l’altro il verbale steso dai RIS. Li leggiucchiò rapido, soffermandosi ora qui, ora lì, trovando corrispondenze con la verosimile conclusione del caso e studiando le coincidenze fra quanto riportato e la scena del delitto. Una breve nota in fondo attirò la sua attenzione, l’analisi del materiale che componeva l’impronta: compatibile con escrementi di pipistrello. Ci pensò su un istante, poi passò oltre. Alzò lo sguardo per vedere fuori dal finestrino: erano in buona sostanza giunti a destinazione. Accostarono d’innanzi all’abitazione del dottor De Bellis, dove, come avvenne, speravano di trovarlo. Suonarono, fecero le scale a due a due e senza troppi complimenti entrarono. Marito e moglie erano intenti a riempir valigie, svuotare credenze, smontare mensole.
“Dottor De Bellis – fece il commissario ancora sulla porta. La dichiaro in stato di fermo per l’omicidio del dottor Aldo Frontini.” Il medico era incredulo, ma non oppose resistenza. La moglie rimase di stucco, impietrita: “Ma come… come?”
“Signora, suo marito ci seguirà ad Otranto. Ha diritto ad un suo legale. Le saranno forniti in seguito eventuali chiarimenti.”
“Posso solo chiedervi da dove viene l’intuizione?”, chiese il medico.
“Il suo DNA corrisponde perfettamente con quello rinvenuto nel liquido biologico sul volto del morto.”
“Capisco.” De Bellis era arreso, seguì Melissano e De Rosa volgendo solo uno sguardo vuoto alla moglie. Commissario e indiziato salirono in auto.
“De Rosa, tu fermati qui. Io devo tornare per l’interrogatorio, ma abbiamo in arretrato da sentire la Barbieri. Puoi provvedere?”
“Certo, commissario.”
“Appena hai novità fammi sapere.”
“Certamente.” Anna voltò le spalle e non vide che intanto l’auto si allontanava. Percorrendo gli ottocento metri che separavano la casa del medico dal centro benessere, l’ispettore ripassò mentalmente tutti i passaggi della vicenda. Tutto quadrava, certo. Mentre aspettava Melissano al comando aveva letto e riletto le relazioni. Ma qualcosa non la convinceva. Aldo Frontini avrebbe potuto trovarsi in piscina alle venti e trenta, ora supposta secondo quanto riportato dalla Malabarba come ora del decesso, in attesa di una visita. De Bellis giunge, lo trova indifeso e, verosimilmente per qualcosa di molto grave accaduto fra i due, si fronteggiano, colpisce il Frontini con qualcosa ancora ignoto, lo tramortisce e lo spinge nella piscina, dove l’uomo incosciente annega. Trascina quindi il cadavere a riva per accertarsi della cosa e lo depone sulla sdraio. Perché lo sputo quindi? Possibile che un uomo comunque di scienza non si fosse reso conto dei rischi di lasciare qualcosa di così personale come della saliva? E poi c’era quella questione dell’appalto. Qualcosa non quadrava, ne era sicura.
Giunse intanto al centro: suonò il campanello e una giovane inserviente venne ad aprire.
“Desidera?”
“Polizia di Stato. Posso trovare qui la signora Jenny Barbieri?” “Certo, venga. L’accompagno nel suo studio.”
La fece accomodare per un attimo nell’atrio profumato che dava accesso alla sauna e alle piscina, ancora deserto. Un buon aroma di legno e sandalo proveniva dall’interno, riportando Anna indietro di anni quando, ai tempi dell’università, amava trascorrere i pomeriggi immersa fra le acque calde delle terme di Porta Romana durante i freddi inversi milanesi. Le sue amiche erano tutto allora. Aveva lasciato casa e famiglia per trovare una vita più aperta, più libera laggiù, al Nord. E c’aveva creduto, fino a quando in università quel professore aveva cominciato a guardarla con occhio diverso, più attento. Lei all’inizio ne era stata lusingata, pensando che quell’uomo apprezzasse le sue capacità cognitive. Quando le avance diventarono più esplicite la dura realtà le cascò addosso. Fu allora forse che, sentendosi ingannata, decise di dedicarsi alla Polizia. Ora aveva trent’anni e aveva fatto del lavoro la sua vita.
“Prego, venga!” . La voce della stessa ragazza che l’aveva accolta la invitava ad entrare. Jenny Barbieri era la classica manager in carriera: ben curata fin nei minimi dettagli, le unghie lunghe e dipinte con cura non volgare, i capelli impeccabili, la posizione ben eretta nella vasta poltrona di pelle corallo.
Si alzò non appena la vide: “Ispettore! Che piacere averla con noi! Come posso esserle utile? Ma si accomodi!”
“Grazie, – fece Anna, sedendosi. Sono l’ispettore De Rosa, Polizia di Otranto. Vorrei farle alcune domande in merito al recente decesso di Aldo Frontini.”
“Guardi, non mi dica. Sono ancora sconvolta.”
“Lo conosceva bene, ne deduco.”
“Bene no. Eravamo in un certo senso colleghi. E pensi i casi della vita: avevamo un appuntamento proprio l’altra sera.”
Anna quasi sobbalzò sulla sedia: “Appuntamento?”
“Esatto! Mi aveva dato appuntamento per le ventuno alla piscina solfurea. Ho qui ancora l’invito” – che estrasse prontamente dalla scrivania e mostrò all’ispettore.
Frontini di sicuro sapeva come far colpo sulle donne. Il biglietto era in una busta filigranata e profumava di rosa. La scrittura era fine, simile a quella che De Rosa aveva già vista sull’agenda, e le parole decise e invitanti:
Stasera alla ventuno. Alla piscina sulfurea. La luna sarà nostra, promesso. Con ammirazione. Aldo Frontini.
“Ci andò all’appuntamento?”
“Certo che sì. Ma in ritardo. Sono rimasta qui con le ragazze per il mio massaggio quotidiano fino alle ventuno e quindici. Quando arrivai alla piscina, chiamai. Prima a voce, poi al cellulare. Nessuno rispose. Pensai si fosse stancato di aspettare e parecchio delusa tornai a casa. Non ha idea di come mi sia sentita la mattina successiva quando appresi la notizia dalle prime clienti!”
“Va bene. E dell’incontro che avevate in previsione dal Sindaco per il giorno successivo, per ieri?”
“Ne sapevo poco. Immaginavo che Aldo me ne volesse parlare proprio quella sera. Sapevo che c’erano in ballo degli affari, ma nulla di più.”
“Grazie, dottoressa Barbieri. Le chiederei solo di rimanere disponibile nelle prossime ore per eventuali chiarimenti, se non le dispiace.”
“Certamente, sarò qui a lavorare fino alla fine della prossima settimana.”
“Buona giornata, allora.”
“Arrivederci.” Anna fu riaccompagnata alla porta dalla stessa ragazza di prima. Fece a ritroso la strada fino alla fermata dell’autobus: non avrebbe disturbato Renzi per il ritorno, visto cosa bolliva in commissariato, soprattutto. Il prossimo era dopo circa un’ora. Allungò un poco la strada e tornò a dare un occhio alla piscina solfurea, già riaperta al pubblico. Guardò a lungo l’acqua, poi il mare. La piscina era protetta dai venti di terra grazie ad un’alta balconata, da cui molti accompagnatori si sporgevano per guardare i bagnati già in acqua. Ed Anna, guardando la scena, capì.

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