Incontriamo Geronimo Giglio e La sorgente di luce

 In una placida cittadina di provincia, la battaglia tra le bande dei Draghi Rossi e delle Baccanti per la conquista del territorio di Boscospettro è ormai giunta alla resa finale. Dopo lo scontro, Ettore, Hady e Lara vengono scaraventati nell’Arnamour, un mondo popolato di creature bizzarre, dove la magia è racchiusa in boccette e barili. I tre faticano a orientarsi nella nuova realtà: il pacifico popolo di quelle terre è minacciato dai Mannani, i Gustamagia, una strana specie di esseri che ha il solo intento di consumare ogni scorta di magia presente, mettendo in pericolo la vita delle Elucidi, le governatrici dell’Arnamour che vigilano sulla sua ricchezza. Ognuno dei tre apprenderà la difficile arte dei poteri magici in una Gilda differente: Lara imparerà a dominare la magia che controlla le persone e a carpirne i segreti, Hady avrà il disperato compito di rimettere a nuovo una nave che ha l’aspetto di un relitto degli abissi, ed Ettore entrerà a far parte dell’élite dei guerrieri Vooan e imparerà a caro prezzo cosa significhi il valore in battaglia.

Ciao Geronimo, prima di tutto grazie per aver accettato il nostro invito.

Grazie a te per l’invito

Chi è Geronimo Giglio per quelli che ancora non ti conoscono?

C’è una prima volta per tutto, e questo è il primo romanzo che firmo con un nome che non sentivo più da tanto tempo: Geronimo. Sono figlio degli anni settanta e i miei genitori mi hanno regalato un nome importante, insieme ad altri quattro che non citerò. Ma, come tutti i bambini, certe cose le capisci solo quando diventi adulto, perché sentirsi appellare dagli altri, sempre e comunque, Toro Seduto o Augh, non ha reso la mia infanzia molto semplice. Da lì la decisione di abbreviarmelo all’anagrafe in un più greco, ma pur sempre strano, Gero. Geronimo Giglio è quindi ritornato per poter firmare un libro che mi sarebbe piaciuto leggere da ragazzo. Comunque mi è andata bene: se fossi nato femmina mi avrebbero chiamato Ciriquana.

I tutte le librerie è possibile leggere e acquistare il tuo magico romanzo:La sorgente di luce. Ti va di parlarcene?

C’era una volta… anzi, c’è un regno che non è poi così lontano. Si chiama Arnamour, ed è il mondo in cui io vorrei vivere. È un posto fantastico, dove puoi usare la magia e dove puoi trovare tante ragazze e ragazzi come te. A farcelo scoprire sono tre protagonisti, ognuno molto diverso dall’altro. Attraverso i loro occhi possiamo vedere ogni dettaglio di questo luogo. Sono loro a insegnarci cosa voglia dire essere un Vooan, chi siano realmente le Elucidi e, soprattutto, quanto sia importante la parola Nanaeel. Mentre scrivevo il romanzo mi sono dovuto fermare molte volte, perché più andavo avanti e più mi rendevo conto che il mondo che stavo descrivendo fosse più reale che mai, talmente reale da avere l’impulso di uscire e andarlo a cercare.

Da quali suggestioni, idee e ispirazione ha preso vita l’idea di raccontare su carta questa storia?

Sono cresciuto masticando letteratura fantasy e sognando di creare un giorno un mondo tutto mio. L’idea, come tutte le idee, nasce da uno scintillio inaspettato che mi ha colpito durante un bellissimo viaggio in Scozia. A Saint Andrews ho visitato una piccola biblioteca e ho visto su uno scaffale un libro sull’araldica. L’ho sfogliato e sono rimasto incantato. Mi avevano affascinato i simboli sugli scudi, le varie regole che li costituivano, i bellissimi disegni che li ornavano. Per tutto il resto del viaggio non ho fatto altro che pensare e ripensare a quel libro solo che, ovviamente, era un libro fuori commercio da molto tempo e quindi introvabile. Quando la vacanza era ormai agli sgoccioli mi sono detto che se non avessi tentato di recuperare quel libro la mia vita sarebbe stata molto diversa. Quindi, poco prima di prendere l’aereo, ho fatto dietro front con la macchina e ho attraversato tutta la Scozia per ritornare sui miei passi. Ma, arrivato alla biblioteca il libro non c’era più. Ho chiesto dappertutto ma nessuno ne sapeva niente. Fino a quando non ho incontrato un rosso massiccio e baffuto dipendente che, vedendomi disperato, ha cercato di aiutarmi. Non avendo più il libro mi ha lasciato con una promessa: avrebbe fatto di tutto per farmi avere quel libro. Un mese dopo, quando ormai mi ero dato per vinto, il libro mi arriva per posta ed è lì che il romanzo ha scritto la sua prima pagina. Come tutte le cose che nascono dai sogni ci vuole sempre una fata, anche se massiccia e baffuta, perché i desideri si possano esaudire.

I personaggi, invece, come nascono?

Se lo scrittore è la divinità del racconto, i personaggi sono i suoi messaggeri. Lara, Hady ed Ettore sono stati molto difficili da creare, perché dovevano raccontare vari aspetti della loro avventura. Però dovevano farlo con i propri occhi, con le loro emozioni e commettendo i propri errori. Quando racconti qualcosa usando diversi punti di vista il rischio di confondere il lettore è altissimo. Se in più descrivi un mondo che ancora nessuno ha mai visitato il rischio è ancora più grande. Ed è per questo che ognuno di loro ha una voce, un modo diverso di agire, un’identità  completamente differente dalle altre. Sì, lo ammetto: i tre mi hanno dato del bel filo da torcere, ma alla fine siamo diventati ottimi amici.

Parliamo per l’appunto di loro; Ettore, Hady e Lara. Quanto di te vive in loro? Quali sono le loro caratteristiche predominanti?

I tre ragazzi non potrebbero essere più diversi uno dall’altro. C’è Lara che parte con un fortissimo senso di inadeguatezza nei confronti del mondo, ma che alla fine scoprirà delle qualità in lei che neanche pensava di avere. Hady, il più pragmatico del trio e che vuole sempre vedere come funzionano realmente le cose, scopre cosa voglia dire lasciarsi andare e capire che non sempre è un bene avere il controllo su tutto. Ettore è quello che parte più avvantaggiato: forte, determinato e ambizioso. È però colui che ha da perdere più di tutti, perché lascia un mondo dove ha già raggiunto una notorietà e una posizione per un altro dove sarà costretto a ricominciare tutto da zero. E per uno come Ettore è molto dura da digerire.  

Durante la stesura di un romanzo che rapporto si instaura con i personaggi che si creano?

La sorgente di luce è un viaggio, una ricerca, una lotta e, infine, una scoperta. Un solo personaggio non mi avrebbe consentito di esplorare un mondo talmente vasto in così breve tempo. Ed è per questo che, quando l’avventura inizia, i tre ragazzi vengono separati. In loro coesistono parti della mia vita, ma anche delle persone che conosco o che mi piacerebbe conoscere. Lara, Hady ed Ettore sono quindi persone vere, persone che mi hanno costretto a modificare le mie intenzioni, perché si rifiutavano di avventurarsi su certe strade che avrei voluto far loro prendere. È una vera magia creare un personaggio che, con il passare delle pagine, ti stupisce arricchendo il tuo racconto con scelte che non avevi preventivato. Alla fine, anche se ti sono costati una gran fatica ti accorgi però che le scelte dei tuoi ragazzi erano quelle giuste e tu hai fatto bene a lasciargli le redini della fantasia.

Nel tuo libro si parla di magia e di un nuovo regno chiamato Armamour. Molti dei nostri amici lettori sono giovani aspiranti scrittori. Quali consigli ti senti di dare per riuscire a creare in modo convincenti un mondo totalmente nuovo?

Non è un caso che questo sia il mio primo romanzo fantasy, perché è un genere letterario difficilissimo da scrivere. Quando ti metti di fronte al foglio vuoto ti accorgi che le tue idee non sono poi così originali e che dai tempi di Esopo fino a oggi c’è stato tutto il tempo di inventare tutto e il contrario di tutto. Il mio consiglio è quello del tuffatore: non pensarci troppo, fallo e basta. Sbaglierai, dovrai ritornare sui tuoi passi ma alla fine, se quel mondo così fantastico è davvero lì, allora sarà lui che ti insegnerà la strada per visitarlo al meglio.  

La magia della scrittura quanto influenza la tua vita nel quotidiano?

Influenza eccome. La scrittura non è un lavoro, è uno status permanente, un’impellenza che ti costringe a essere sempre con le antenne dritte. Lo scrittore è una persona normale, solo che è più attento e ricettivo alla poesia che lo circonda. 

Gli scrittori quali magie riescono a compiere?

Teletrasporto, cura ed evocazione. Ma questo è il livello uno. Degli altri mi è proibito parlare: è un segreto della gilda.

Ti ricordi il tuo primo libro letto?

Certo: erano due volumi di Italo Calvino. Fiabe italiane. Li leggevo a mia nonna per farla addormentare.

Chi era Geronimo da adolescente?

Un rompiscatole. Uno con la testa sempre fra le nuvole. Uno che però ha avuto la fortuna di trovare un gruppo di amici che la pensasse come lui e che era ben felice di imbarcarsi in avventure che tutti i ragazzi dovrebbero fare. Mitico il periodo in cui andavamo alla ricerca di manufatti antichi (l’intento era trovare spade medioevali o al limite monete) con un metal detector comprato via posta e assemblato in casa. Non vi dico che cosa abbiamo trovato…

Ultima domanda. Che cosa hanno in più i ragazzi rispetto agli adulti?

La spontaneità e la sfrontatezza. Cose che, con il passare del tempo, si limano o si perdono a causa delle sovrastrutture che ci costruiamo addosso. Per questo i ragazzi sono più adatti alla magia e capaci di cambiare il mondo.

Grazie mille Geronimo.

Grazie a te e spero che i lettori si divertano almeno la metà di quello quanto mi sono divertito io a scrivere la sorgente di luce

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